La PAC verso il 2020
Sintesi delle proposte presentate il 12 ottobre 2011
Risorse Finanziarie
- Riduzione del plafond finanziario dell'Unione Europea destinato alla spesa per l'agricoltura di circa 8,9%, pari al 12,5% in termini reali; si passa da 57,41 miliardi di euro del 2013 a 52,32 miliardi del 2020, con un calo in termini assoluti di 5,08 miliardi di euro. L'incidenza della spesa per l'agricoltura sul totale del bilancio UE passa, quindi, dal 39,4% del 2013 al 34,7 del 2020 con una diminuzione del 4,7%.
- Ridistribuzione dei plafond finanziari dei singoli Stati membri (27 Paesi): riduzione di 1/3 del divario tra il livello attuale e il 90% della media UE.
- Per effetto della riduzione e della ridistribuzione delle risorse, calo delle budget destinato all'Italia di circa il 7% pari a 287 milioni di euro a regime; si passa dai 4,128 miliardi di euro del 2013 a 4,024 nel 2014, a 3,963 nel 2015, a 3,902 nel 2016 per stabilizzarsi su 3,841 per gli anni 2017, 2018 e 2019.
Sistema dei Pagamenti
Superamento dell'attuale sistema basato “sui pagamenti storici” che viene sostituito da un insieme di pagamenti (cinque), di cui tre obbligatori e due facoltativi per gli Stati membri.
Pagamenti che gli Stati membri sono obbligati ad attuare
- pagamento di base disaccoppiato, eventualmente differenziato per aree (regionalizzazione), basato su titoli, pari al numero di ettari dichiarati nel 1^ anno di applicazione del nuovo regime (2014). Gli Stati membri possono applicare il regime di pagamento di base a livello nazionale o regionale; in pratica, stabilito il massimale per il pagamento di base (determinato sottraendo al budget totale le percentuali destinate alle altre linee di pagamento) questo può essere diviso per la SAU nazionale oppure, per ogni singola Regione, determinare il budget regionale da rapportare alle superfici regionali. Pertanto il valore dei diritti all'aiuto sarà uguale per tutti gli ettari a livello nazionale o regionale a secondo della scelta che sarà effettuata dal nostro Paese. Possibilità per gli Stati membri di derogare al principio suddetto per attuare una gradualità dal vecchio al nuovo sistema; una percentuale del plafond destinato al pagamento di base può essere utilizzata per aumentare i pagamenti agli agricoltori che abbiano una riduzione dell'importo dei titoli rispetto al 2013. La quota di pagamento in deroga può essere attuata transitoriamente per un massimo di 5 anni a partire dal 2014 in modo decrescente fino ad azzerarsi nel 2019.
- pagamento per greening (verde); pagamento aggiuntivo per agricoltori con pagamento di base per il rispetto di impegni ecologici aggiuntivi (rotazione delle colture, mantenimento prati permanenti e set-aside ecologico, 7% della superficie aziendale (fasce tampone, imboschimento, ecc). Al pagamento verde deve essere destinato il 30% del plafond finanziario.
- incentivo per i giovani; pagamento aggiuntivo per giovani sotto i 40 anni che si insediano per la prima volta o che si sono insediati da non più di 5 anni. Aumento del pagamento base del 25% fino ad un massimo di 25 titoli erogato per un massimo di 5 anni. Fino al 2% del plafond finanziario.
Pagamenti facoltativi per gli Stati membri
- pagamento aggiuntivo per zone con svantaggi naturali, stabilite dagli Stati membri. Fino al 5% del plafond finanziario.
- pagamento accoppiato per particolari settori (latte, carni bovine, ovine e caprine, riso, barbabietola, colture proteiche, colture energetiche). Fino al 5% del plafond finanziario, con possibilità di deroga fino al 10%.
Pagamenti per “piccoli agricoltori”
Gli Stati membri attuano un regime per i piccoli agricoltori che prevede un pagamento forfettario tra 500 e 1.000 euro/ettaro che assorbe tutti i pagamenti diretti.
Può assorbire fino al 10% del plafond finanziario.
Il regime è obbligatorio per gli Stati membri, mentre l'adesione è facoltativa per gli agricoltori.
Selettività dei Pagamenti Diretti
- I pagamenti sono concessi solo agli“agricoltori attivi”, coloro che ricevono pagamenti diretti in misura pari o superiore al 5% delle entrate delle attività non agricole nell'ultimo anno fiscale.
- Introdotta la regola che le domande di pagamento inferiori a 100 euro o ad 1 ettaro non vengono liquidate. L'Italia ha la facoltà di alzare a 400 euro e abbassare a 0,25 ettari tali limiti.
- Stabiliti tetti massimi dei pagamenti (degressività e plafonamento).
- 20% tra i 150 e i 200 mila euro (50.000 x 20/100 = 10.000)
- 40% tra i 200 e i 250 mila euro (50.000 x 40/100 = 20.000)
- 70% tra i 250 e i 300 mila euro (50.000 x 70/100 = 35.000)
- 100% oltre i 300 mila euro
Gli importi da sottoporre a degressività e plafonamento sono al netto del costo della monodopera dell'anno precedente e delle somme per i pagamenti verdi. Nessun pagamento sarà erogato alle aziende per le quali sia accertato che hanno creato artificiosamente le condizioni per evitare l'applicazione delle riduzioni.
Entrata in Vigore
Il nuovo regime entra in vigore dal 2014.
L'attuale sistema che cessa nel 2012 viene prorogato di anno (2013).
Considerazioni
- Delusione per chi si aspettava una PAC più competitiva e più equilibrata per affrontare le sfide che ci attendono per il futuro. Mancano completamente gli strumenti per il potenziamento della competitività e la promozione sui mercati internazionali. E' necessario porre rimedio con una forte e decisa azione politica volta a riportare al centro del dibattito l'agricoltura produttiva e la capacità delle aziende agricole di innovare e di competere.
- Condivisibili gli obiettivi strategici finalizzati a realizzare una “produzione alimentare redditizia”, la “gestione sostenibile delle risorse naturali e azioni sul cambiamento climatico”, lo “sviluppo territoriale equilibrato” e, infine, la “semplificazione”, ma la riduzione della spesa agricola sul bilancio europeo, che scende dal 39,4% al 34,7% con una perdita in termini reali del 12,5%, rende di fatto irrealizzabili il raggiungimento degli obiettivi. Si ritiene indispensabile mantenere per l'agricoltura almeno la quota attuale del bilancio europeo, pari a 57,41 miliardi di euro.
- La nuova PAC determinerà una ridistribuzione degli aiuti diretti con una forte penalizzazione dei territori maggiormente vocati alla produzione agricola, in particolare la pianura padana. La nuova politica eurpea è orientata verso agricolture ad indirizzo vegetale ed estensivo e colpisce maggiormente la zootecnia (latte e carne), la risicoltura, il pomodoro e, più in generale, l'agricoltura produttiva e competitiva capace di stare sul mercato; favorisce i terreni marginali, poco fertili e scarsamente produttivi. Tutto ciò può portare a squilibri territoriali con danni enormi e, nel medio e lungo periodo, anche rischi per la sicurezza alimentare. Si consideri che, dalle prime proiezioni sugli effetti della nuova PAC, emerge che la Regione Lombardia perderebbe in media il 30 – 40% delle attuali risorse finanziarie, con punte in alcune province, le più vocate alla zootecnia, del 50 – 60% e oltre. In pratica, i sostegni oggi destinati alla zootecnia, latte e carne, al riso e al pomodoro della Lombardia verrebbero spalmati su tutta la SAU nazionale. Così si rischia la chiusura delle aziende con danni enormi per la perdita di valore aggiunto e di occupazione che coinvolgerebbe anche l'industria agroalimentare e, più in generale, tutto l'indotto a monte e a valle del comparto agricolo. Al fine di mantenere criteri equi di distribuzione delle risorse tra gli Stati membri e all'interno dei singoli Paesi, che tengano conto delle differenze dei costi di produzione e dei livelli salariali, è necessario che venga superato il principio dell'esclusivo utilizzo del parametro della superficie agricola e, venga considerato anche il valore della produzione lorda vendibile e/o il valore aggiunto.
- Eccessiva la quota di aiuti destinata alla componente ecologica, determinata nel 30% del plafond nazionale; anacronistico l'impegno del set-aside ecologico, considerata la necessità di cibo necessario per rispondere alle esigenze alimentari dei prossimi anni, in relazione all'aumento della popolazione mondiale (la FAO stima una necessità di aumento di cibo del 70% per soddisfare le esigenze di una popolazione che si prevede di 9 miliardi nel 2050). E' opportuno ridurre la percentuale dei pagamenti destinata alla componente ecologica, semplificandone gli impegni ed eliminando il set-aside obbligatorio. Si deve impostare una politica verde che sia orientata alla gestione sostenibile delle risorse e ai cambiamenti climatici, ma che non penalizzi la produttività, la qualità delle produzioni e la redditività delle imprese.
- La definizione di agricoltore attivo è poco selettiva ed, inoltre, troppo complicata e di difficile verifica. Indispensabile una semplificazione, prevedendo criteri semplici da identificare con informazioni già contenute nel fascicolo aziendale; ad esempio iscrizione alla Camera di Commercio, attribuzione della partita IVA, dimensioni dell'azienda in termini di entità delle superfici condotte, numero di capi in allevamento.
- Plafonamento e degresività troppo incisive e onerose; così si penalizzano le aziende più grandi e più strutturate, quelle in grado di confrontarsi sul mercato e di reggere la competitività. E' indispensabile eliminare il plafonamento e alzare la soglia degli scaglioni da sottoporre al taglio; inoltre, devono essere ridotte anche le percentuali di abbattimento dei singoli scaglioni. Infine, deve essere precisato che anche la manodopera familiare venga considerata, al pari di quella salariata, ai fini del calcolo dell'imponibile da sottoporre agli eventuali tagli.
- Complicazione e aggravio burocratico insostenibile e inaccettabile. La tanto proclamata semplificazione è rimasta una pia illusione. Pensiamo soltanto alla verifica degli impegni relativi alla “componente ecologica” o al rispetto dei parametri di “agricoltore attivo”.